Carlo Alfaro inizia a fotografare negli anni ’70 seguendo gli sviluppi della fotografia sociale e del reportage.
Tuttavia ben presto si allontana dalla semplice registrazione della realtà e inizia a esplorare nuovi linguaggi espressivi che utilizzano la macchina fotografica quasi come un pennello o come una cinepresa. Lo scopo è quello di sintetizzare in immagini uniche suggestioni e colori che evochino le emozioni di cinema e pittura. Negli anni ’80 lavora con pellicole Polaroid SX -70: dopo aver scattato, “lavora” direttamente sulle foto, che successivamente ingrandisce e modifica ulteriormente con colori e pennelli. Con l’avvento dell’era digitale, Alfaro si indirizza verso la digi-art; esplorando questo nuovo universo approda allo studio e alla realizzazione di fotografie di paesaggio e di still life, dai toni e colori talvolta forti e decisi, altre volte delicati e sfumati. Il punto di partenza è sempre la ricerca, l’esaltazione e la valorizzazione della luce quale generatrice primordiale di vita e di bellezza, giungendo a produrre immagini veramente false e falsamente vere, a volte stranianti. L’attività di ricerca si è sempre affiancata alla fotografia di viaggio e di interior. Ha infatti pubblicato su numerose riviste di settore, in particolare su “Condé Nast Traveller” e “A.D.”, “Yacht Digest”, “Mer & Bateaux”, “Boat International”, “Agriturismo natura e sapori” ed “ENIT Italia”. Rispondendo alla domanda del comparto turistico, ha inoltre realizzato immagini per manifesti, depliant, libri illustrati, eventi culturali e campagne promozionali. Fin dal 1974 ha esposto le sue ricerche in mostre personali e collettive. Sue immagini fotografiche sono conservate presso la galleria d’arte Moderna e Contemporanea del Comune di Bergamo – Accademia Carrara, nelle collezioni della galleria Il Diaframma di Milano, presso istituti di cultura e fondazioni, in collezioni private e pubbliche.